In questi giorni sono due i fatti di cronaca che stanno monopolizzando l’attenzione e le coscienze degli italiani. Il primo riguarda il rapimento, o meglio, la scomparsa (le indagini non hanno ancora chiarito bene ciò che è accaduto) di una ragazzina di tredici anni, e la morte, in un incidente stradale, di sette ciclisti nei pressi di Lamezia Terme (e non Lametia come scritto da studio aperto). Questi due fatti di cronaca, all’apparenza agli antipodi, hanno come minimo comun denominatore il razzismo; il tentativo di giustificare il razzismo da un lato, e l’istituzionalizzazione del razzismo dall’altro. Questo avviena soprattutto da parte dei giornali. I familiari delle vittime e le comunità in cui vivono sono chiuse nel loro dolore, che vivono in maniera privata e dignitosa, oltre che coraggiosa, senza nessuna spettacolarizzazione. E questo è un dato importante, dopo la spettacolarizzazione di altri fatti di cronaca recenti.
Un ragazzo tunisino di 22 anni è stato arrestato con l’accusa di avere rapito e ucciso la bambina grazie ad un’intercettazione, che si è poi scoperto essere stata tradotta male. Il ragazzo è stato in seguito scarcerato, ma rimane tuttora indagato, anche se la sua posizione sembra allegerirsi ora dopo ora. Ciò non ha impedito alla vicenda di trasformarsi in un pretesto per l’ennesima criminalizzazione dell’immigrazione, l’ennesima occasione per generalizzare e prendersela con gli immigrati, che siano onesti o disonesti, che siano clandestini o regolari, che siano brave persone o delinquenti. Tutto questo nel nord leghista, lo stesso nord che paga questi immigrati in nero per abbassare il costo della manodopera ed essere più competitivo sul mercato, salvo poi scaricare questa gente quando si è in pubblico.
A Lamezia il discorso è diverso, ma le similitudini sono molteplici. Un’idiota patentato, la patente ce l’aveva, gliel’avevano restituita dopo 6 mesi dal ritiro e dopo aver seguito tutto l’iter regolarmente, ha falciato un gruppetto di ciclisti dopo aver azzardato un sorpasso. Un idiota appunto, uno. Che senso ha prendersela con l’intera comunità marocchina? Non è stata la comunità marocchina a restituirgli la patente, non è stata la comunità marocchia a progettare e costruire quella statale maledettamente pericolosa, frutto di chissà quale speculazione. È vero che in questo caso non c’è stato nessuna dichiarazione pubblica contro la comunità marocchina, ma è vero anche che la polizia ne ha sconsigliato la presenza ai funerali.
Nel primo caso, quello che è accaduto al nord, è stato accusata una persona di avere commesso un’efferato delitto e si è puntato il dito contro il problema dellìimmigrazione ancor prima che ci fossero prove concrete, anzi, ancor prima di trovare il cadavere, anzi ancor prima di capire se la ragazzina sia viva o morta. Si cerca di istituzionalizzare il razzismo, di renderlo legale. In parte questa istituzionalizzazione è già avvenuta, come nel caso della legge Bossi Fini e come nel caso dell’introduzione del reato di immigrazione clandestina.
Nel caso di Lamezia l’incidente è stato preso come pretesto per lanciare anatemi razzisti. Ovviamente questa operazione è stata compiuta da parte dei giornali, o meglio da parte dei giornalacci (soprattutto quotidiani locali o giornali di basso livello), con la speranza di vendere mezza copia in più.
Siamo razzisti, l’Italia è un paese di razzisti. Vogliamo pensare che i problemi vengano dall’esterno, a rovinare il quieto vivere della brava gente che siamo. Lo facciamo per sentirci sicuri, pensando che, se non ci fosse immigrazione, non ci sarebbe delinquenza. Quando c’è un delitto speriamo che il carnefice sia un immigrato e non un italiano, così da poterci incazzare con gli altri. In fondo siamo brave persone. Le stesse brave persone che hanno inventato mafia, ‘ndrangheta, camorra, sacra corona unita, la banda della magliana, l’anonima seqestri, le stragi di stato, le brigate rosse, il fascismo, le leggi razziali, la violenza negli stadi (che abbiamo importato dall’estero ma abbiamo saputo far nostra, usandola anche come pretesto per favorire le pay tv, ma questo è un altro discorso). Traffichiamo droga e prostitute, contrabbandiamo sigarette e organi umani. Ammazziamo i nostri familiari, i nostri vicini di casa, le nostre mogli, i nostri figli. Ma sappiamo prendercela con gli altri, quando ce n’è bisogno.















